C’è un piccolo mondo resistente, fatto di passione, di studio, di ricerca, di condivisione e di voglia di esserci. È il mondo degli artisti che ancora non sono noti al grande pubblico e che forse non lo saranno mai. Soprattutto perché hanno scelto sentieri poco battuti, generi di nicchia che hanno un seguito selezionato di appassionati, ma con caratteristiche tali da sfuggire alla massa. Ed è proprio questo universo che osservo con stupore e ammirazione, da qualche tempo.
Dopo tanti anni passati a raccontare altre realtà professionali, ho respirato un’atmosfera differente, quella di coloro che fanno dell’arte la propria vita e il proprio sostentamento. E ne sono rimasta affascinata, conquistata, avvinta. Mi sono domandata cosa implichi vivere immersi nel bello, cosa accada a chi suona uno strumento, a chi dà voce al proprio talento, a chi quotidianamente lo applica, studia, lo rinforza e crea bellezza.
Immagino che generare meraviglia richieda uno sforzo notevole, un impegno fisico e mentale, ma, ai miei occhi, chi ne è depositario ha un dono speciale da custodire orgogliosamente: la capacità di immettere nel mondo qualcosa in grado di dare sollievo. L’artista è un medico dell’anima, che produce un unguento per le ferite invisibili. Abituati a un quotidiano caotico, urlato, arrogante e arrabbiato, ci si ritrova ad ascoltare, sognanti, le melodie che qualcuno ha per mesi perfezionato, limando, aggiustando con amore, a volte soddisfatto del risultato e altre volte frustrato per qualcosa che intravvede ma non riesce ad agguantare.
Anche per questo è stata una gioia riuscire a partecipare alla prima serata dell’edizione torinese della piccola rassegna di musica elettronica realizzata nello studio di produzione musicale Lab10 studio, dalla Liuteria Diego Suzzi di Cesena, in cui la rassegna è nata.
Da brividi l’apertura di Roberto Paci Dalò, che trascina chi ascolta in una dimensione spirituale, dando una sensazione di pienezza, di calore che ristora. Poi l’universo fatato del sintetizzatore del duo Atmospherica e infine l’energia adrenalinica di Lorenzo Travaglini, due ore di musica senza confini, un viaggio in luoghi lontani che mi hanno lasciato un interrogativo che avrei voluto condividere con i musicisti, chiedendo loro quale immagine avessero in mente quando hanno composto i loro brani.
Illudendomi così di aver avuto l’opportunità di condividerne lo sguardo.
(I prossimi appuntamenti della rassegna torinese sono il 13 aprile e il 31 maggio, la prenotazione è necessaria e i posti limitati. Gli amici in zona sono avvisati: un’occasione imperdibile per ascoltare buona musica in uno studio di registrazione incantevole.)